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Dottoressa ….. mi aiuti la prego! 2° incontro
Dottoressa ….. mi aiuti la prego! 2° incontro
Secondo incontro relativo ad un percorso psicoterapeutico in un caso di disagio emotivo che si articola in: problemi di vergogna, problemi di ansia, senso di in’adeguatezza, problemi di ostilità e fenomeni depressivi.
Su indicazioni della paziente si è partiti dall’affrontare il problema emotivo percepito come più penoso: vergogna di se stessa. Come da protocollo si è individuato il problema utilizzando il modello ABCde- vedi articoli sul funzionamento mentale- si è quindi passati alla disputa del primo dei pensieri irrazionali responsabili della “vergogna”; si è effettuata la prova del tridente; si è chiesto alla paziente di ripetere il lavoro a casa tutti i giorni per tre volte al dì.
La P. si presenta all’appuntamento premettendo che non ha....
svolto 21 esercizi come da programma, ma solo 15 poiché alcune sere essendo uscita e tornata stanca a casa scelse di saltare. D.: Maria, ti è mai capitato di prendere antibiotici? P.: si, diverse volte! D.: e in genere rispetti le prescrizioni del medico, voglio dire prendi l’antibiotico prescritto anche se torni a casa stanca? P: si, altrimenti l’effetto cambia. D. vero, saltando le dosi si vanifica il lavoro dei principi attivi. Secondo te, perché ti avrei chiesto di fare l’esercizio per tre volte tutti i giorni? E’ opportuno che tu ricordi che il processo di apprendimento delle ridefinizioni dei pensieri irrazionali e disfunzionali è soggetto alle leggi dell’apprendimento le quali prevedono la ripetizione costante e continua in piccole dosi di nuovi elementi cognitivi congruenti affinché l’apprendimento si realizzi. Quanto detto circa l’apprendimento e la ripetizione costante e continua vale anche per quei tuoi pensieri negativi responsabili della vergogna: non te ne sei mai resa conto, ma sai quante volte hai ripetuto a te stessa “faccio schifo” perché…. tanto che ad un certo punto è diventato l’unico modo in cui ti percepivi. P. mi rendo conto solo ora che sono proprio un’incapace, che anche nelle cose più ovvie riesco a sbagliare! D. mi stai dicendo che siccome non hai rispettato la prescrizione allora sei un’incapace? P. certo! Vedi che ho ragione a pensare tutte quelle cose su di me! D. aspetta, aspetta Maria non facciamo pressappochismo ricorda che siamo in una sede scientifica e tutto quello che ipotizziamo deve avere conferma; guarda, sulla tua destra c’è un dizionario di italiano vai per cortesia alla lettera “I” e leggi cosa vuol dire incapacità. P. si, va bene, ma che c’entra! D. c’entra e come! Ti ricordo che il nostro IO emotivo è una dimensione bambina che crede ciecamente a ciò che noi pensiamo. P. si, si; poi apre il dizionario e…..chi non sa fare una cosa. D. bene, puoi dimostrarmi con prove inconfutabili che sei incapace a rispettare una prescrizione? E se si, quali sono le prove che sei incapace? P. bé….. non è che sono incapace, perché per esempio quando faccio i dolci sono molto precisa con le dosi, allora però forse è più esatto dire che sono irresponsabile. D. vogliamo riflettere bene sul concetto di irresponsabilità? P. ..riflette e poi: ho capito, ho capito anche questo è falso, perché quando guido o quando studio so di essere responsabile, ma allora perché non ho rispettato la prescrizione? D. mi aspetto che risponda tu a questa domanda! P. …ci pensa un po’ e poi,…. ma forse la verità è che l’ho presa un pochino alla leggera! Non mi andava, forse ho pensato: tanto c’è la dottoressa che risolve tutto! D. che vuol dire forse ho pensato ..? L’hai pensato oppure no? P. si ho pensato questo. D. reputi opportuno questo pensiero in questa circostanza? P. no, decisamente no! Ora mi è tutto più chiaro: non è affatto vero che sono incapace, sono stata semplicemente un po’ pigra, ma posso recuperare. D. certo che puoi recuperare, capita di sbagliare! Nessuno è perfetto. Quel che conta è che gli errori diventino un’occasione per imparare e correggersi. D. bene Maria, il tempo strige e siamo costrette a fermarci, ma prima vorrei vedere l’ultima stesura del tuo esercizio ridotto; prendilo e leggi per cortesia. P. ecco, questa è la quindicesima, ho scritto: “faccio schifo”, non è vero che faccio schifo, perché non sono una persona sporca o putrefatta o puzzolente ricoperta di vermi e di mosche, è vero solo che non mi piaccio, ma so che capita nella vita che certe cose non ci piacciono, perché non può essere tutto come noi preferiamo che sia. D. bene Maria, allora ripeterai l’esercizio come da prescrizione precedente e ci rimandiamo al prossimo appuntamento.
Come si è potuto notare questa seduta si è esaurita nella fase del controllo dei compiti a casa e durante il controllo ed il dibattimento di ciò che è emerso si è applicato ad oltranza il principio del tridente disputando e confutando ogni forma di pensiero irrazionale e disfunzionale emergente. Il lavoro di psicoeducazione è l’elemento costantemente presente nel processo di cambiamento.
Dr.ssa Elisabetta Vellone