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….mi aiuti la prego! 3°
Terzo incontro con Maria
La paziente si presenta all’appuntamento settimanale esordendo nel modo seguente: Dottoressa questa volta non ho saltato nessun esercizio.
D -come mai non ne hai saltato nessuno?
P- ma come! non era questa la prescrizione? ...D- certo che era questa ti ho solo chiesto come mai non ne hai saltato nessuno
P- bé, per coerenza, ho capito che se voglio ottenere risultati mi devo impegnare, ho capito che la scorsa settimana mi sono comportata come una bambina svogliata e non mi sono piaciuta,
D- ottima considerazione Maria. Mi puoi dire cosa ti sei detta che ti ha permesso di modificare il tuo comportamento rispetto agli esercizi a casa?
P- ma veramente non mi sono detta nulla ho capito che sbagliavo e mi sono corretta!
D- piano ,piano; rifletti su questo passaggio. La scorsa settimana ti sei detta, cito le tue parole: …non mi va, tanto c’è la dottoressa che pensa a tutto… ricordi?
P- si certo!
D- ora se il tuo comportamento è cambiato, per comportamento intendiamo sia l’azione che lo stato emozionale, relativamente all’esercizio evidentemente hai fatto dei pensieri diversi.
P- ho capito cosa vuoi dirmi, ma faccio fatica a capire questa cosa.
D- si lo so che fai fatica per il fatto che non hai l’abitudine ad osservare te stessa quando pensi, ma pian piano ti diventerà più facile; torniamo a quel momento che ha preceduto il fare gli esercizi a casa: sei li, ti ricordi della cosa e la tua mente inizia il processo di attribuzione di significato del punto 4 (vedi lo schema ad 8 punti del funzionamento mentale).
P- …..si ci sono, ho pensato all’esercizio come una cosa preziosa per me e ho pensato che non era difficile, ma anzi divertente, perché la seconda settimana non dovevo farmi nemmeno tutto il ragionamento e la prova del tridente mi è bastato pensarci all’idea irrazionale “faccio schifo” per avere chiara in mente la ridefinizione sana e le prove del perché. Ogni tanto dentro di me mi veniva da ridere, perché pensavo: ma come facevo a dirmi queste cose assurde su di me!
D- bene, molto bene! Ora prendiamo la tua ultima stesura del compito a casa.
P- eccola, questa è la ventunesima: “faccio schifo”, non è assolutamente vero che faccio schifo, perché non sono sporca o putrefatta o puzzolente ricoperta di vermi e di mosche, è vero solo che non mi piaccio molto.
D- buon lavoro! Come ti senti ora quando pensi al “faccio schifo”?
P- a dir la verità non la penso più questa cosa di me, mi viene in mente, ma non la penso di me!
D- ok, questo esercizio lo continuerai solo mentalmente per la prossima settimana mentre ti chiedo di confutare gli altri tre pensieri disfunzionali responsabili della vergogna: ho la faccia da topo; sono inguardabile; ho gli occhi da morta.
P- io? Da sola?
D- perché no!P- ma non so se sono capace!D- se eri capace non stavi qui! Provaci, segui il procedimento che abbiamo usato per il primo pensiero e non ti preoccupare di sbagliare; fai tutti i passaggi della confutazione, la prova del tridente e ti fermi, poiché la correzione la faremo insieme. La prossima volta se sarai pronta e se sarai d’accordo ci occuperemo anche delle caselle “d e”, ricordi? ABCde
P- si, si! Sono curiosa di sapere che succede in d-e.
Maria si è dimostrata molto duttile mentalmente e con buone capacità di elaborazione. La ridefinizione del primo B “faccio schifo” relativi alla sua persona A ha già ridimensionato il suo C di vergogna ed indirettamente ha ridimensionato la credibilità, ai suoi stessi occhi, degli altri tre B del suo elenco. Per questo motivo le è stato chiesto di fare da sola la discussione e la disputa di essi.
Dr.ssa Elisabetta Vellone