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Bambini viziati 2^ parte
Il genitore e la paura di far soffrire i propri figli.
Comprendiamo il valore della frustrazione
Il presente lavoro, frutto della trascrizione da parte di un genitore presente alla conferenza, è gentilmente offerto dallo stesso per l’utilizzo nel sito
Sottolineiamo che l’evoluzione è funzione sia della maturazione che dell’apprendimento. Per maturazione si intende la gamma dei processi di sviluppo determinati da fattori genetici e biologici propri dell’individuo e della sua specie ... mentre nell’apprendimento giocano un ruolo essenziale le influenze famigliari, quelle scolastiche e quelle socio-culturali.Considereremo in questa sede soltanto le prime, quelle relative alla famiglia, dando rilievo alle dinamiche motivazionali. E’ scontata, pensando ad una sana azione educativa, la presenza nel genitore di un atteggiamento di autentico amore e disponibilità ossia la volontà cosciente e matura nel rispondere adeguatamente ai bisogni espressi ed inespressi del piccolo ne consegue che l’amore spontaneo e naturale deve essere integrato con interventi deliberati, da parte dei genitori, poiché ciò che realmente conta nell’esperienza del bambino non sono tanto i fatti di per se, quanto i sentimenti, le emozioni e gli atteggiamenti che accompagnano l’intervento del genitore ossia la propria/sua intima verità.
Il genitore che è un genitore che bara. Apparentemente può sembrare attento al suo benessere in quanto lo accontenta, ma in realtà può nuocergli proprio come lo farebbe con un atteggiamento di indifferenza. E’ vero che gli schemi e i ritmi di vita, cosi come abbiamo contribuito ad impostarli, creano complicazioni anche al genitore meglio intenzionato in quanto, nel nostro tempo, non si è più letteralmente in grado di passare sistematicamente un adeguato tempo con i propri figli. Spesso accade, in detta circostanza, che il genitore, non sicuro del proprio atteggiamento emotivo, si senta in colpa e allora cerca di coprire o negare questa mancanza con sforzi coscienti, per assicurarsi l’affettività del piccolo,ricoprendolo di regali e di concessioni.
Può accadere, ad esempio, che un padre per rimanere “amico” del proprio piccolo può spingersi talmente avanti con le concessioni e le confidenze tanto da privarlo di quella protezione e di quella sicurezza di cui necessita e che solo un padre può dare. Il bambino ha bisogno di sentire e di credere che i genitori siano superiori a lui ed in grado di proteggerlo, anche in prospettiva della costruzione di quella dell’identità personale, del comando interiorizzato e la capacità di autogoverno. Non è raro nel genitore, specialmente nella madre, osservare comportamenti iperprotetti nei confronti dei figli, ma è opportuno puntualizzare che l’iper protezione ha funzione espiativa di sensi di colpa; detto fenomeno è anche definito “del figlio affettivamente sconosciuto”, poiché per il genitore può rappresentare l’occasione per saldare certi suoi conti sospesi come ad esempio: realizzare i suoi sogni immaturi; tentare di risolvere i suoi conflitti inconsci irrisolti; ricercare rassicurazione a problemi di disadattamento famigliare o sociale; o un fittizio terreno di controllo delle proprie ansie e delle proprie paure ed altre.
Segue 3^ parte Dr.ssa Elisabetta Vellone