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Bambini viziati 3^ parte
Il genitore e la paura di far soffrire i propri figli.
Comprendiamo il valore della frustrazione
Il presente lavoro, frutto della trascrizione da parte di un genitore presente alla conferenza, è gentilmente offerto dallo stesso per l’utilizzo nel sito
Quando si attivano i meccanismi sopra descritti il figlio resta “affettivamente uno sconosciuto” in quanto strumentalizzato e dimenticato, gli interessi perseguiti non sono più quelli del figlio, ma .. quelli nevroticizzati del genitore e, sebbene venga descritto come sovrano indiscusso dalla famiglia, di fatto è un emarginato affettivo. La madre, in questo caso, nega alla sua coscienza questo sentimento, però contemporaneamente dichiara dei sensi di colpa che tenta di espiare iper proteggendo il piccolo evitandogli la benché minima frustrazione. Ma, come detto precedentemente, nella fase in cui fanno comparsa il principio della realtà e poi dell’oblatività, la frustrazione è un’esperienza preziosa in quanto ha funzione formativa sia della personalità che del carattere del piccolo quindi nella giusta dose, alla luce del buon senso ed buon intento, è una complemento educativo e formativo necessario e indispensabile.Capita, quando il genitore ha le idee poco chiare e i sentimenti confusi rispetto al compito educativo, che la frustrazione manifestata dal bambino ad esempio attraverso il pianto a dirotto, che il genitore pensi che è un’esperienza penosa ed inutile, che non serve a niente, che è ingiusto farlo soffrire cosi tanto, ma le piccole frustrazioni sono come la bussola in alto mare permettono al natante di mantenere la rotta giusta. La gestione dei “No” è un’esperienza naturale, positiva e propositiva che consente nel piccolo la giusta condizione psicologica per dar luogo al germoglio delle proprie capacità e potenzialità che consistono ad es.:
nell’acquisire il controllo dei propri impulsi infantili dettati dal principio del piacere, impulso che si esprime sotto forma di pretesa del “tutto e subito”;
controllo e sviluppo della capacità di rinviare al futuro la gratificazione di un desiderio presente; maturazione della capacità di riconoscimento progressivo ed accettazione dell’altro con pari diritti e dignità (coscienza sociale);
sviluppo e mantenimento della capacità oblativa ovvero capacità di rinunciare ad un piacere immediato per perseguirne uno superiore futuro (devo studiare anche se preferirei spassarmela per essere promosso e dare una gioia ai miei genitori.
Da quanto detto è possibile rendersi conto, che formare un giovane forte e seno è l’arte più semplice del mondo; basta lasciarsi ispirare dal buono e dal giusto e con l’ausilio di una adeguata e sana frustrazione la quale come un’alleata fedele e benevola e in quanto funzionale alla formazione della grinta personale, della capacità di fiducia ed ottimismo, della capacità di saggia pianificazione delle proprie cose, accompagnerà il genitore di buona volontà durante tutto il viaggio. Concludendo questa terza parte ci piace pensare che le sane frustrazioni sono la spina dorsale del vero benessere della persona.
Segue 4^ parte Dr.ssa Elisabetta Vellone