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Quei tremilioni di “scoraggiati”
Gli scoraggiati sono quei circa tremilioni di persone che desiderano un lavoro, ma hanno smesso di cercarlo. L’ avere smesso implica che precedentemente l’hanno cercato, ovviamente, con risultato negativo. Cosa succede nella mente di un adulto in età da lavoro per cui ad un certo punto smette di cercare proprio ciò di cui ha più bisogno? La mente umana è un apparato complesso capace di realizzare in se i più alti livelli del positivo, ma anche quelli del massimo negativo che approda nell’autodistruzione. L’attività psichica, operata dalla mente, genera una particolare energia definita sentimenti i quali vanno ad ispirare la gamma delle azioni e dei comportamenti dell’individuo. Ne consegue che i sentimenti positivi quali: speranza; coraggio; fiducia; ottimismo ed entusiasmo danno luogo ad azioni e comportamenti allineati con ciò che è positivo per il soggetto, mentre quelli negativi quali: quali: sfiducia; disperazione e scoraggiamento promuovono comportamenti lesivi.
Dall’ottica psichica la tendenza emotiva che si profila non è frutto di una scelta consapevole, nessuno sceglie di scoraggiarsi, rattristarsi o di deprimersi, ma una condizione subita e vissuta come inevitabile da parte del soggetto. In una ipotetica scala dei sentimenti negativi lo scoraggiamento occupa una posizione a rischio minimo in quanto, generalmente, si presenta come un sentimento settoriale (affettivo, occupazionale) e ciò permette allo scoraggiato di compensare traendo linfa da altri settori personali meglio funzionanti. Ciò nonostante va tenuto presente che nella mente si possono creare delle tendenze emozionali difficilmente gestibili e passare dallo scoraggiamento allo stato depressivo costituisce un rischio da non sottovalutare considerando che nel nostro paese, negli ultimi due anni, oltre 50% dei suicidi sono avvenuti in preda alla disperazione da crisi economica.
Dr.ssa Elisabetta Vellone