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Il trauma nel bambino abusato 1^ parte
Il soggetto abusante, generalmente, è quello che, ironia della sorte, all’interno del contesto in cui agisce gode di una certa considerazione e si trova in una posizione autorevole rispetto alla vittima; in pratica trattasi spesso del fratello/sorella maggiore, dei genitori, dei nonni, del cugino/a più grande, dell’amico/a di famiglia, lo zio/a, il compagno/a di scuola, alcuni componenti del branco di appartenenza e poi ci sono nelle seconde file i mister, gli educatori, formatori ecc. tutti soggetti, ripetiamo, che godono di una certa considerazione e che implicitamente la usano per far pressione sulla vittima. Il depravato non sceglie la (o le) sua vittima a caso, ma usa una certa destrezza maligna: se trattasi di un infante sfrutta il vantaggio di averlo a portata di mano, in un ambiente protetto e dove spesso ricopre il ruolo di affidatario del piccolo, se il bambino è ancora nell’età della dipendenza infantile (entro i 10 anni) il gioco forza si centra sull’ascendente dell’abusante il quale con la formula del gioco segreto, i ricatti e le minacce di un eventuale tradimento perpetua la sua azione violenta. Il bambino o la bambina prescelti generalmente sono i così detti più buoni, i più obbedienti e più bisognosi di riconoscimenti e conferme. Molte volte ci siamo sentiti chiedere perché il bambino abusato non parla? Perché non chiede aiuto agli adulti comportandosi come fosse un alleato del proprio abusante? La risposta a questo interrogativo, a nostro parere, costituisce la chiave di volta di tutta una serie di fenomeni problematici (e apparentemente inspiegabili della nostra realtà sociale).
Effettivamente il bambino abusato si comporta come un alleato del proprio oppressore. Per comprendere le motivazioni di ciò è necessario calarsi nella condizione del piccolo tenendo presenti le caratteristiche psicologiche della sua età, ma contemporaneamente anche le dinamiche mentali e le leggi che le regolano. Nell’età della formazione il bambino è nella condizione di dipendenza dall’adulto del quale ha assoluto bisogno non solo per la gestione di tutti gli aspetti pratici legati alla sopravvivenza, ma soprattutto per edificare, coadiuvato da tutte quelle relazioni affettivamente significative, l’immagine de stesso, la propria identità, il proprio sistema di valori. Aggiungiamo che il piccolo è caratterizzato dall’egocentrismo infantile nel senso che tende ad interpretare i fenomeni con criteri di onnipotenza: se la realtà è buona e soddisfacente è merito mio, se la realtà è cattiva e frustrante è colpa mia.
Anche se in forma estremamente semplicistica la chiave fornita dal concetto “di egocentrismo infantile” ci consente di comprendere quel complesso fenomeno dell’alleanza fra abusante e abusato.
Segue 2^ parte Dr.ssa Elisabetta Vellone