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la dislessia quarta parte
La concettualizzazione verbale consiste nel pensare con i suoni delle parole, differente da quella non verbale dove il soggetto pensa usando le immagini mentali dei concetti e delle idee proprio come accade nei bambini prima dell’acquisizione del linguaggio.
Differentemente nel pensiero non verbale o concettualizzazione non verbale, precisando che è di tipo evolutivo, l’immagine si sviluppa mano a mano che si aggiungono ulteriori concetti, ma si tratta di un processo molto veloce, migliaia di volte più veloce di quello verbale.
In realtà è difficile capire il pensiero per immagini, poiché essendo così veloce non ci si rende conto di starlo a fare infatti è sotto il livello della consapevolezza di chi lo compie.
E’ opportuno precisare, in questa premessa, che anche le parole si dividono in due categorie:
parole che descrivono cose reali e parole ed altre che non descrivono cose reali. Quelle che descrivono cose reali quali ad esempio: scuola, fiore, volare etc., non creano molto disagio al dislessico in quanto se ne può rappresentare l’immagine facilmente; viceversa quelle che non descrivono cose reali come ad esempio: a – di – se –i ed altre simili, la dove il pensarle non è coadiuvato dal vedere l’immagine del significato che esse rappresentano, per il dislessico che usa la concettualizzazione non verbale, gli producono il sintomo della dislessia.
Lo sviluppo evolutivo dell’immagine che si viene formando si blocca ogni volta che una parola sconosciuta non può essere incorporata nell’immagine complessiva e si tratta, ripetiamo, di tutte quelle parole o numeri il cui significato non ha un’immagine che li rappresenti producendo cosi nel soggetto una sensazione di confusione e disorientamento; quanto appena esposto può essere considerato il fulcro della dislessia il quale consiste nella manovra dello spostamento della percezione che il dislessico ha trovato utile per riconoscere gli oggetti e i fatti della vita reale nell’età in cui non sapeva leggere.
segue Dr.ssa Elisabetta Vellone