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Sarà retorico, ma è il caso di dire che non esiste più niente
La mente umana ormai quasi totalmente omologata al pressappochismo generalizzato produce comportamenti nella persona che, generalmente in’osservati, stridono sia con il titolo dei propri eventi personali promuovendi, sia con gli obiettivi proponendi. Per titoli si intendono le indiscusse categorie dei valori portanti, da sempre nella vita dell’uomo, quali: il lavoro; la salute; la dimensione affettiva.
Sappiamo bene quanto il lavoro sia divenuto ambito e veicolo delle espressioni più basse del “fare” umano e quanto sia stato dissacrato e offeso, in quanto valore, a favore della volgare corsa spietata all’arricchimento facile.
La salute, dimensione strettamente collegata al valore della vita, mai come in questa epoca risulta bersaglio di spicco della ferocia umana; basta pensare al dilagante abuso di droghe, di alcool, alla violenza auto inflitta dai tatuaggi e dai piercing, alle discariche di silicone nascosti sotto la pelle, ai cicli ossessivi sotto forma diete/ abbuffate, alla mortificazione, socialmente pianificata, del sano diritto/dovere di rigenerarsi nel dormire regolarmente ed altre.
Riguardo alla dimensione affettiva, o capacita di amare e ricevere amore, siamo nei pressi del precipizio morale. L’essere umano nel suo lungo o breve percorso, così come un tempo perse la coda ora sta perdendo la capacità di amare, la percentuale dichiarante di non aver mai amato è a dir poco preoccupante, pensiamo al diabolico fenomeno dello stalking oppure a quello del mobbing o alla violenza in famiglia. Notiamo come sempre più spesso molti individui dichiarano di volersi bene mentre in realtà spesso intrattengono solo dei rapporti interessati dove le parti si usano reciprocamente. Gli attaccamenti morbosi, possessivi e speculari vanno sostituendo i rapporti di amore.
La famiglia quale culla prediletta dei rapporti amorevoli più nobili: amore genitoriale, amore filiale, amore fraterno, amore di coppia si è ormai dissolta per cedere il passo a misere convivenze a termine con ruoli confusi e tantissime vittime innocenti: i figli a proposito dei quali va notato che ormai appartengono alla cattiva mamma rete. Tanto per fare un triste esempio del quotidiano famigliare non importa chi c’è in casa o a tavola; quello che importa è che il cellulare sia ben in vista e sempre a portata di mano; nessuno educa più nessuno.
La coppia raramente traduce lo stato dell’essere individuo nello stato del divenire Noi nella coppia. Spesso lo stare bene insieme è confuso con il “ci amiamo”, ma alla prima controversia si scopre di “non stare più bene insieme” e allora ci si lascia, magari rimanendo amici. Amici? Come si fa ad essere amico/a della persona che si ama, ma quale amore? l’amore è un sentimento immortale, non si spegne come un interruttore, se è autentico non finisce mai neppure con la separazione della morte; questo ci obbliga a dedurre che il più nobile dei sentimenti sta diventando un bene raro ed anche poco conosciuto.
Come può il “piccolo” uomo contemporaneo realizzarsi e riuscire a volere in piena libertà, nella magica esperienza della sua esistenza, se ignora l’essenza della vita stessa qual è la gioia di amare?
Dr.ssa Elisabetta Vellone