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La dislessia settima parte
Essendo l’esperienza primaria basata soprattutto sul contatto fisico e la capacità visiva, il piccolo si è andato via via specializzando, ogni volta che andava sotto stress per carenza di cure e coccole, a costruirsi da solo la fonte di appagamento ( figura materna).
Immaginiamo una figura di attaccamento assente o carente (anaffettiva) quali ad esempio:
- madre depressa;
- madre con disturbi mentali;
- madre tossicodipendente;
- madre che rifiuta la maternità;
nei casi di grave carenza affettiva il piccolo, istintivamente, in quanto sotto stress (ricordando che “cure e le coccole ovvero il bisogno d’amore” rappresentano un bisogno primario), prova a salvaguardare la sua salute mentale ricorrendo a quella speciale abilità qual è la visione tridimensionale per appagarsi fittiziamente ed alleggerire il carico di disagio che avverte.
Nella fattispecie il bambino dislessico partendo dalla visione di un gomito della madre riesce a vedere l’intera figura della sua persona; da uno sfioramento delle sue dite riesce a vedere un suo abbraccio.
Pertanto la dislessia, quale diversa modalità di apprendimento, consiste nello sviluppo di speciali abilità mentali che rendono il soggetto in qualche modo speciale e spesso dotato di particolare intelligenza.
Nella scuola, però dove quasi tutto passa attraverso il linguaggio verbale, dette speciali caratteristiche tendono ad essere considerate carenze e incapacità. Se la dislessia non viene subito riconosciuta, magari perché poco evidente nella letture e la scrittura, ma viene invece scambiata per comportamento iperattivo, o incapacità di concentrarsi e tendenza alla confusione mentale si presenta il vero problema per l’alunno per i danni irreversibili relativi all’autostima in età adolescenziale e successiva.
Segue Dr.ssa Elisabetta Vellone