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La dislessia ottava parte
Il dislessico che non viene sottoposto a trattamento, date le sue differenti abilità mentali, in pratica inizia a crescere davvero quando finisce il suo rapporto con la scuola, poiché solo allora può liberare le sue capacità conoscitive usando pienamente le proprie doti creative.
I danni, di cui sopra accennato, alla propria autostima non sono prodotti dalla dislessia,
Ci si pone la domanda se nel dislessico può coesistere la dislessia ed una intelligenza sottotono o poca capacità logica è opportuno, di fronte a tale interrogativo chiarirsi le idee su cosa si intende per intelligenza. Come detto il sintomo dislessico scaturisce da una particolare intelligenza immaginativa (immagini di elementi raccolti nella realtà che lo circonda) dei quali il dislessico comprende immediatamente caratteristiche, funzionamento ed utilizzo; sottolineiamo che il pensiero per immagini è da 400 a 2000 volte più veloce del pensiero verbale quindi il dislessico è un soggetto molto intelligente solo che avendo prediletto questa abilità, per i motivi di cui sopra, ne ha trascurate delle altre.
Se per intelligenza si intendono invece le canoniche abilità scolastiche, allora certo che il piccolo può essere definito come poco intelligente; non apprende la letto-scrittura, appare lento nel rispondere alle domande, non usa la logica del pensiero astratto, ma quella della materia ed altre. Se al dislessico viene assegnato un compito, lo stesso del resto della classe, i risultati ovviamente saranno insoddisfacenti, ma se il compito gli viene assegnato tenendo presente il suo modo di pensare o il suo particolare linguaggio l’apprendimento risulterà pari a quello dei suoi compagni.
Il soggetto dislessico può manifestare, proprio come ogni altro suo pari, disturbi dell’alimentazione e disturbi del sonno, ma questi non sono assolutamente da attribuire alla dislessia, poiché, in quanto disturbi nevrotici, sono determinati da una qualche ansia che lo interessa.
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Dr.ssaElisabetta Vellone