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I figli dei maestri
Desideriamo in questa circostanza richiamare l’attenzione sul fenomeno, sempre più frequente, in cui il maestro di tennis è anche il genitore dell’atleta. Per dare un minimo di lustro e funzione di supporto utile a tale argomento è opportuno osservarlo dalle varie angolazioni dalle quali può essere considerato.
Abbiamo l’angolo di osservazione dei genitori degli altri allievi; quello del genitore che ricopre il ruolo di maestro del proprio figlio o figlia; quello del maestro che è anche il genitore del proprio allievo o allieva; il ruolo dell’allievo in relazione al proprio maestro che è anche il suo genitore; quello dello stesso in relazione al proprio genitore che è anche il maestro di tennis e quello di un membro del gruppo in relazione ai propri compagni che non hanno il padre/maestro.
Verrebbe da pensare di primo acchito ad un caso di un conflitto di interessi, ma non è su ciò che intendiamo posare la nostra attenzione essendo la nostra una competenza squisitamente psicologica ci preme evidenziare le dinamiche psicoemotive chiamate in causa e le eventuali conseguenze disfunzionali che il fenomeno potrebbe attivare.
Pensando alle competenze specifiche dei possibili duplici ruoli ricoperti da uno stesso soggetto, una legge della “relazione umana” prevede che il doppio ruolo attivo all’interno della stessa relazione tenda a spalmare le rispettive competenze fino a produrre una relazione atipica e impura difficilmente definibile in quanto le competenze si sovrappongono oscurando diversi aspetti delle componenti originali le quali, dando luogo ad inevitabili frustrazioni, possono attivare tossicità emotiva nelle parti , senso di oppressione e mortificazione del naturale appagamento auspicato proprio di ogni ruolo puro.
Un classico del fenomeno descritto è rappresentato dai coniugi che lavorano insieme; costretti continuamente a sintonizzarsi ora sul ruolo di coniuge, ora sul quello di colleghi o datore e dipendente, finiscono per non essere più ne colleghi ne coniugi.
Tornado al doppio ruolo di padre/maestro, quando questi richiama l’allievo o impone una regola oppure lo esclude dalla squadra del torneo in quale ruolo lo fa? Se lo fa da maestro avrà il risentimento dell’allievo/ figlio che si aspettava un qualche privilegio da parte del padre, se lo fa da padre avrà il risentimento del figlio perché non si sente trattato obiettivamente come gli altri.
Dall’ottica dei genitori degli altri allievi il figlio del maestro è visto come una spina nel fianco e spesso destinato a funzione di capro espiatorio di ogni scontento: se va forte è perché il padre si impegna solo con lui; se non va vuol dire che il maestro è scadente e se non è capace col figlio figuriamoci con gli altri; se lo allena da solo è perché pensa solo ai propri interessi; se non lo allena da solo vuol dire che è un egoista e padre/padrone e cosi via.
Proprio come a scuola, per il bene di tutti, l’alunno non dovrebbe mai stare in classe con la mamma o il papà insegnanti, così nel tennis sarebbe opportuno che il genitore faccia il genitore ed il maestro faccia il maestro.
Dr.ssa Elisabetta Vellone