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Sulla soglia dell’autodistruzione
Fermiamoci un attimo, guardiamoci dentro, e cerchiamo di ascoltare lo stato d’animo che ci domina intimamente. Molti avvertono il senso di tradimento, di abbandono e una spietata solitudine, altri rassegnazione disperata, altri ancora sono pervasi da una rabbia distruttiva, moltissimi non avvertono più nulla perché si sballano con droghe ed alcool.
Se ci guardiamo intorno a medio e lungo termine non c’è nulla che alimenti la speranza e la fiducia; la nostra società impavida guarda un deserto denso di caduti, di cadaveri, di brutture e di zombi.
La gente uccide con sempre maggiore facilità il proprio prossimo, i propri cari, uccide se stessa e poi ruba, raggira imbroglia e chiede elemosine. Il paese è impassibile ai tanti dolori di chi rimasto senza tetto, senza poter mangiare, senza nessuno che ti aspetta in una casa e ti sorride, senza dignità. La prostituzione anche di giovanissimi non fa più notizia.
Sotto la fascia degli amici di “Picone” super ricchi ce n’è un’altra senza amici che ancora resiste, ma non per molto, poiché non sa di avere un laccio intorno al collo che ogni giorno si stringe un po’fino a che non li vedrà crollare strozzati uno dopo l’altro.
Il paese non sa creare lavoro o forse non vuole, forse non ama i suoi cittadini, però continua a spremere le persone come limoni con tasse, super utenze, super multe e restrizioni di ogni tipo; la vita sta diventando impossibile anche per i migliori intenzionati.
Si è diventati bravissimi a far finta che tutto va bene, ma in realtà si è tutti un po’ “fuori” impoveriti non solo materialmente, ma soprattutto psicologicamente e moralmente con tracce sbiadite di capacità di coscienza e di discernimento.
Dott.ssa Elisabetta Vellone