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Ancora sul bullismo a scuola 2^ PARTE
Cosa succede alla vittima del bullismo
Abbiamo più volte trattato circa il peso delle esperienze traumatiche in età di formazione. Come sappiamo intorno agli otto anni i bambini vivono la fase del branco,
del bisogno di accettazione da parte del gruppo, detta esperienza è necessaria per sviluppare e consolidare la propria identità e per acquisire sicurezza in se stessi ed autostima.
L’essere vittima di bullismo da luogo ad una esperienza traumatica che potremmo definire una bocciatura di “se” una sconferma globale con possibile conseguente regressione psicologica che si manifesta sotto forma di tendenza all’ isolamento, chiusura, rifiuto di andare a scuola, paure varie, ansietà e aumento del bisogno di protezione.
Nella vittima di bullismo la maturazione mentale subisce un rallentamento, ma la cosa più penosa è che il ragazzo/a attribuisce a se stesso la colpa di ciò che accade tant’è che difficilmente si confida con gli adulti; tiene tutto per se e la violenza che subisce diventa sempre più strutturata e opprimente.
Come gestire il fenomeno
Per quanto riguarda la gestione ed anche la risoluzione del fenomeno è necessario rendersi conto, tutti, che è indispensabile l’alleanza e la collaborazione tra famiglia e scuola. Ignorare il fenomeno equivale a darne il consenso.
Cosa può fare la scuola
La scuola ha un enorme potere in termini educativi e formativi nel suo percorso a staffetta con la famiglia. Il primo passo da compiere, in caso di bullismo o sospetto tale, è organizzare riunioni con la partecipazione di insegnanti e genitori in cui viene affrontato il problema sensibilizzando tutti.
Tutti nella scuola devono essere uniti nella lotta a detta devianza: dagli insegnanti ai bidelli, i presidi e gli stessi alunni tenendo sempre presente che le vittime del fenomeno sono sia gli abusanti che gli abusati. IL clima di alleanza e collaborazione tra scuola e famiglia contribuisce nel suscitare fiducia negli alunni ( la fiducia va suscitata non pretesa) è opportuno parlare in classe del problema con delicatezza e fermezza, parlarne ogni volta che si presenta l’occasione, tenendo sempre presente che i bambini, come detto, tendono a negare gli atti di inciviltà che subiscono. Ascoltare con attenzione i loro racconti circa gli eventi subiti o agiti. I ragazzi hanno bisogno di guide forti e affidabili, essi vogliono essere gratificati ma anche essere puniti se lo meritano, implicitamente chiedono all’adulto di essere responsabile, coerente e affidabile. La fiducia negli adulti diventa terapeutica.
Segue
Dott.ssa Elisabetta vellone