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La “lingua” degli italiani non è sportiva
La bomba di fierezza e di orgoglio che ci hanno regalato gli atleti italiani in questo periodo, a partire dall’impresa di Flavia Pennetta con la sua strabiliante vittoria al 2015 US Open, è la prova della particolare fibra talentuosa degli italiani sani quando vengono “lasciati sciolti”, liberi di esprimersi, impegnarsi, manifestarsi e ottenere risultati.
Ciò nonostante non possiamo ignorare i drammi gravanti
sul nostro paese quali la caduta libera verso il degrado sociale, il degrado morale e l’aridità o totale assenza di sentimenti umani che inducono progressivamente l’individuo a comportamenti da lupo solitario affamato, bramoso e violento.
E’ noto come una società, quale comunità di persone che interagiscono in un sistema organizzato finalizzato a perseguire il bene comune, non possa prescindere da una componente affettiva ed emotiva capace di motivare e dare senso ad ogni azione sia del singolo che della collettività.
E’ indiscutibile che sia la crescita individuale che quella sociale si basino sulla capacità umana di agire ed interagire ispirati da sentimenti di collaborazione, di alleanza, ma anche senso di appartenenza reciproca, di solidarietà e di auspicabile capacità di amicizia.
Ed è proprio sul concetto di amicizia che ci preme posare l’attenzione.
Tornando all’impresa delle nostre finaliste al 2015 US Open (tennis); si è letto a grandi titoli, quasi a sovrastare quelli della conquista del trofeo, che l’amicizia fra la Vinci e la Pennetta era una “faccenda poco convincente” e che non è possibile stare a tavola con una persona con la quale competere per la conquista del titolo il giorno dopo.
Questo è il versante sconvolgente di tutta la faccenda “l’amicizia non è possibile; non può esistere” riducendola quasi ad una icona astratta da usare solo su Face book.
L’uomo a furia di dissacrare tutto va perdendo la sua umanità.
Tanto per sottolineare la facilità con cui molti si eleggono facilmente “giudici del prossimo” possiamo riflettere anche, evento con stessa data, sui pettegolezzi lievitati intorno alla presenza del Presidente del Consiglio Matteo Renzi alla finale delle nostre campionesse di tennis a New York, nonché della imperdonabile mancanza di esporre la Bandiera italiana al contrario.
Renzi si può criticare per mille motivi, ma non certo perché è andato ad onorare un impegno sportivo di tale importanza ad opera di due connazionali. Anche nel 1982 l’allora presidente Sandro Pertini andò ad onorare i nostri campioni di calcio e tutti ne compresero il senso.
Sempre i “giudici del fare altrui” hanno anche sbandierato ai quattro venti che il Presidente non ha badato alla posizione dei colori della bandiera, ma non si rendono conto della cantonata che hanno preso, poiché la bandiera era nella posizione corretta dall’ottica di Renzi è solo l’effetto fotografia che la rovesciata.
Dott.ssa Elisabetta Vellone