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L’arma impropria estremamente pericolosa per i nostri giovani.
In queste ultime settimane i nostri ragazzi ,e non solo essi, sono stati “bersagliati” per diversi giorni dalla “esaltazione mediatica” di una notizia eticamente di minima importanza divenuta purtroppo l’obiettivo dei mass media:
la morte di Salvatore Reina, un uomo che per la sua crudeltà è stato sottoposto ad una detenzione ultraventennale qualificata giuridicamente 41 bis oP creata proprio per l’allontanamento più completo e più drastico possibile del soggetto dalla collettività. L’errata cronicizzazione di tale decesso non può essere trascurata e sottovalutata.
Sappiamo bene come questa nostra epoca povera di Maestri, di riferimenti e di valori portanti stia allevando generazioni di ragazzi fragili, incapaci, arroganti, confusi e disorientati a causa del comportamento di una altrettanto confusa e inefficiente classe adulta. L’assennatezza, il senso di responsabilità, la progettualità, la dignità personale, la sacralità delle regole risultano fuori moda lasciando il campo ad una “presunta” libertà selvaggia dove in particolare i giovani e giovanissimi si sentono autorizzati ad ogni tipo di trasgressione e di esagerazione anche violenta pur di essere notati e di attirare l’attenzione, illudendosi cosi di essere importanti e divenire personaggi di successo temuti e rispettati.
L’affanno per divenire famosi a qualunque costo questo è il “punctum dolens”. Noi operatori della psiche sappiamo quanto la creatura umana per raggiungere il sano equilibrio psico/affettivo abbia bisogno nelle varie fasi di sviluppo di essere nutrito di adeguati consensi, di salutari riconoscimenti da parte delle figure significative, di sane regole, di sentirsi importante per le persone che ama apprendendo così la capacità di amare. Ma i nostri ragazzi sempre più raramente vengono educati e rispettati; essi non sono più il cuore della famiglia anche perché la famiglia con “il cuore” è quasi scomparsa sostituita da aggregazioni transitorie e instabili con soggetti insoddisfatti e vagabondi non in grado di guardare lontano e formare generazioni sane e propositive.
Nell’età adolescenziale il giovane fragile, ma con potenziali esplosivi, esce dalla tana e affamato di considerazione e visibilità, come detto sopra, si guarda intorno dove viene facilmente abbagliato dal successo; dal potere; dalla potenziale garanzia di fama e considerazione nel possedere denaro e ricchezza facile anche a causa dai tanti esempi/scempi ad opera dalla classe adulta, facilmente si attiva dando inizio alla propria decadenza. Da questa ottica si spiega facilmente tutta la devianza giovanile: la decadenza della cultura, il bullismo, lo spaccio ad opera di minori, i furti e le aggressioni, la prostituzione minorile, gli abusi sessuali di gruppo, lo sballo precoce realtà, questa, in cui non ci possiamo permettere l’intrusione mediatica della implicita esaltazione nella considerazione oltre ogni misura della morte di un uomo che ha fatto della aggressione agli uomini dello stato la ragione del proprio fatuo potere di chi pensa di poter cambiare lo stato stesso.
Totò Reina un disadattato malvagio con quasi 30 ergastoli a suo carico proposto e imposto in modalità assillante come fosse la fine di un Divo o di un Grande Modello umano, la sua fama è così giunta, anche alle orecchie dei più piccoli insomma, un vero successo la sua storia e la sua morte. Domandiamoci: quanti giovani vengono tacitamente istigati a seguirne le orme? Ma gli adulti con responsabilità sociali dove lasciano il cervello la mattina quando si svegliano?
Dott.ssa Elisabetta Vellone