possibile crisi mondo figli incontro prima umano nella quando mente anche psiche esperienza personale cookie bambini fenomeno senso dello parte tutti nostro propria molto tempo grande condizione essere delle stato Lavoro giorno capacità persone lavoro persona mentale propri scuola genitore soprattutto giovani società umana proprio sempre sociale altri nostra famiglia



L’invidia: come un forno crematorio nella mente
Come sottolineato in altre circostanze il cervello è il luogo fisico ove si realizza l’attività mentale (o pensiero) dalla quale scaturisce la psiche o psicologia del soggetto.
E’ noto come l’uomo moderno sia afflitto da varie forme di sofferenza psicologica le quali,
alterando il metabolismo dell’esistenza, danno luogo spesso ad una qualità di vita definibile affannosa. Consideriamo l’affannosità simile ad una l’esperienza vitale priva di allegria, di gioia di vivere povera di senso di adeguatezza e appartenenza.
Le testimonianze dell’acuta sofferenza umana sono documentate ogni giorno dai fatti di cronaca, dal dilagare della violenza, dalla crisi delle istituzioni, dalla carenza di leader positivi, dal sentimento di solitudine che affligge una grande maggioranza di persone nonché dalla tendenza ad abusare di se stessi auto propinandosi sostanze tossiche, ad esempio, allo scopo di sballarsi come a ricercare la formula magica di una bramata superpotenza.
Nel grande bacino della sofferenza umana si distingue una madre molto fertile data la sua capacità di generare malvagità e dolore: l’invidia.
L’invidia, una forma di dolore acuto che abita nella persona ed esplode all’interno delle relazioni umane distruggendo lentamente tutto e tutti: l’invidioso/a, l’invidiato/a e la relazione stessa. Questa, con caratteristiche di vizio psicologico (il soggetto non decide e non sceglie i suoi comportamenti- li subisce), come un male occulto è in grado di oscurare ogni risorsa mentale nel soggetto dando luogo, nella sua mente, all’ossessione di un complesso di inferiorità e bisogno ad oltranza di distruggere il prossimo considerato sempre “di più”; più dotato, o più fortunato o più bello o più capace, più ricco ecc. ecc.
L’invidia è capace di attuare qualunque progetto distruttivo dalla calunnia alla maldicenza fino ad arrivare all’odio omicida senza, comunque, placarsi mai. L’invidioso opera il male ad oltranza e ad ogni malevolenza messa in atto il suo dolore diventa più forte, aumenta la sua pena e con essa l’esigenza di fare altro male.
Tale miserabile assetto mentale, come un forno crematorio nella psiche, distrugge ogni nobile sentimento, dall’amor proprio all’amore fraterno, dal rispetto di se al rispetto del prossimo, ma anche tutte le nobili facoltà mentali come la coscienza, l’intelligenza, i sentimenti, nonché la capacità di discernere il bene dal male.
Le facoltà mentali, di cui ogni creatura umana è dotata, hanno bisogno, per attivarsi ed evolversi nella psiche, di una particolare linfa vitale identificabile con il termine amore.
In effetti l’invidioso è un portatore di andicap in quanto deprivato, nella fase di formazione primaria, di una componente essenziale allo sviluppo psicoemotivo qual è il bisogno di amore. La frustrazione di detto bisogno può trasformare l’esperienza di vita in un percorso affannoso, logorante e distruttivo.
Dr.ssa Elisabetta Vellone