figli nostra società proprio altri anche sociale famiglia nostro scuola mente giovani dello mondo tempo propri incontro esperienza capacità crisi bambini Lavoro umana essere genitore mentale fenomeno nella propria lavoro stato personale tutti persona parte soprattutto giorno sempre condizione persone prima possibile delle cookie senso molto umano grande psiche quando
2^ ed.Evoluzione e dinamica della psiche 2^ parte
2^ parte
esempio di attaccamento insicuro
Nonostante la nostra condizione di così detta società evoluta, civilizzata e moderna, persiste, in alta percentuale, la convinzione che i bambini piccoli non capiscono e che non è molto importante,
per gli stessi almeno nei primi anni di vita, ciò che accade nel loro ambiente affettivo. Vedremo invece come, proprio l’esperienza primaria, si vada ad organizzare come matrice determinante nel complesso universo psicologico individuale.
Il presente lavoro è frutto della trascrizione di una conferenza sul tema:”Evoluzione e dinamica della psiche” tenuta dalla sottoscritta per genitori di alunni della scuola dell’infanzia e scuola primaria.
Attaccamento insicuro
Torniamo alla situazione classica del pupo che piange, perché ha fame.
La mamma un po’ confusionaria e poco assertiva è al telefono (o altro) e continua la sua conversazione senza rendersi conto che il piccolo stremato dal pianto si è ormai riaddormentato. Finita la telefonata si rende conto di quanto accaduto, anche perché avrebbe già dovuto mangiare da circa mezz’ora, va, lo abbraccia, gli chiede perdono e gli da la pappa. Poco dopo il piccolo piange di nuovo; la stessa, con i capelli dritti in preda ad una crisi di nervi, proferisce ad alta voce: e no è! Non ci casco, hai appena mangiato e non ci provare tanto non ti prendo in braccio! Intanto il piccolo libera il suo stomaco si riaddormenta, ma quando per caso la donna da uno sguardo al lettino vede che il bimbo è un mare di vomito e mentre si esibisce con una serie di improperi nei suoi stessi confronti, alza il piccolo lo lava, lo pulisce e lo consola.
Si nota come nell’attaccamento insicuro il bimbo, alla fine, riceve l’assistenza e le cure di cui ha bisogno. La differenza sostanziale, fra le due tipologie, sta nel tempo e i modi della risposta ambientale; la madre del secondo tipo ignora quasi sistematicamente le richieste d’aiuto del piccolo il quale, nel nostro esempio, ha chiesto di mangiare ed è stato ignorato, ha chiesto di dormire ed è stato svegliato per mangiare, ha chiesto cure per la digestione e nessuno ha risposto, ha chiesto ancora di dormire ed è stato svegliato per le pulizie. E’ comprensibile come in questo modello di attaccamento il piccolo realizzi un’esperienza negativa di sé sintetizzabile in sentimenti di insicurezza e di incapacità del tipo: non posso fidarmi di me, delle mie capacità di chiedere ed ottenere.
Attaccamento misto/ansioso
L’attaccamento misto/ansioso riguarda soprattutto il bambino ospedalizzato il quale, date le circostanze, non può elaborare la figura di attaccamento. I ritmi dell’accudimento sono impostati sui tempi ed il sistema della struttura che lo accoglie; l’esperienza del contatto fisico con le operatrici (le mani) è vario, ruotante e pertanto imprevedibile nell’esperienza del piccolo. E’ proprio a causa dell’impossibilità di prevedere quale figura, quali mani di volta in volta si avvicineranno, che ne determina l’atteggiamento ansioso . Questo tipo di esperienza è paragonabile a quella che farebbe un adulto che ogni sera dovesse tornare in una casa diversa;non potendo prevedere cosa lo aspetta e non potendo mettere radici ed affezionarsi al suo ambiente, congelerà i suoi sentimenti in merito sviluppando, con molte probabilità un atteggiamento ansioso e anaffettivo.
Come detto sopra la fase di attaccamento inizia intorno alla fine del primo anno di vita e si dovrebbe risolvere in torno ai tre anni quando poi il piccolo entrerà nella fase edipica. Nel frattempo, però, contemporaneamente all’attaccamento ed esattamente ad un anno e mezzo/due fino ai tre anni, il bambino è interessato anche dalla fase anale. In questa fase, soprattutto nella prima metà di essa, l’espulsione delle feci e la manipolazione del corpo sono al centro del suo interesse. E’ a questo punto che alla fase orale si aggiunge la locomozione e l’interesse per la manualità. All’attività fisica appartiene anche la defecazione che all’inizio è incontrollata poi via via, nella seconda metà della fase anale assume caratteristica di comportamento consapevole.
Nei rapporti sociali è in questa fase che il piccolo incomincia ad avvertire l’autorità dei genitori (siamo oltre i tre anni) ed il bambino dice i suoi primi: No! Discute con i suoi genitori. l’esercizio della forza di fronte ad essi e la percezione del loro potere diventano sempre più differenziati e si profila l’assunzione delle prime regole.
Ora il controllo delle funzioni corporee è acquisito, il piccolo impara a cooperare, a lavorare ed anche a gareggiare e combattere.
Dr.ssa Elisabetta Vellone
Seguirà la fase edipica