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Evoluzione e dinamica della psiche 2^ ed 4^ parte
Nonostante la nostra condizione di così detta società evoluta, civilizzata e moderna, persiste, in alta percentuale, la convinzione che i “bambini piccoli non capiscono” e che non è molto importante,
per gli stessi almeno nei primi anni di vita, ciò che accade nel loro ambiente affettivo. Vedremo invece come, proprio l’esperienza primaria, si vada ad organizzare come matrice determinante nel complesso universo psicologico individuale.
Il presente lavoro è frutto della trascrizione di una conferenza sul tema:”Evoluzione e dinamica della psiche” tenuta dalla sottoscritta per genitori di alunni della scuola dell’infanzia e scuola primaria.
Siamo quindi nella fase di latenza (9 anni) e si osserva che il bambino/a sostituisce al piacere della stimolazione del proprio corpo il piacere della scoperta e della conquista del rapporto con gli altri come individui distinti da se. Dalla dipendenza affettiva dai genitori ( in particolare la madre) amati in modo possessivo ed egocentrico ora si va sostituendo una forma di amore più sereno e disinteressato caratterizzato da più tenerezza e rispetto.
Sempre in questo periodo si realizza il viraggio affettivo nel senso che il ragazzino stabilisce relazioni e rapporti particolarmente intensi ed affettivi fuori dall’ambito famigliare e scelti autonomamente. Situazione questa che a volte viene vissuta in maniera competitiva da parte di genitori emotivamente immaturi. In essi, il presunto allontanamento del figlio può mettere in discussione l’autostima e far emergere sentimenti di inferiorità e di esclusione che possono venire compensati con manifestazioni di ostilità (del genitore), con comportamenti aggressivi ed autoritari e con atteggiamenti critici e svalutativi nei confronti dei nuovi oggetti di ammirazione e identificazione (compagni/insegnanti/altri adulti) dei propri figli.
Quando ciò accade il bambino subisce un arresto, nella sua naturale espansione, e si trova costretto a trarre una conclusione che potrà essere: i miei hanno ragione oppure, i miei hanno torto.
Nel caso in cui stabilisca che i suoi genitori hanno ragione a sollevare tutte quelle critiche nei confronti delle proprie scelte la conseguenza sarà: gli altri sono sbagliati, banali, etc. etc. quindi, conseguente disinvestimento depressivo della libidico dal sociale oppure sarà portato a pensare che: sono io che non so scegliere le persone, i compagni, le amicizie etc. quindi conseguente svalutazione di se e disistima.
Se invece stabilirà che i suoi genitori hanno torto avrà sentimenti di ostilità repressa nei loro confronti con conseguenti sensi di colpa e di nuovo disistima di se e atteggiamenti depressivi.
Sempre sul piano psicologico è in questa particolare fase evolutiva che si realizza lo sviluppo delle istanze psichiche dell’Io e del SuperIo. Mentre l’Es, o dimensione inconscia della persona, è quella, operativa da sempre, nella quale risiedono le più intime e sconosciute verità personali; in essa vengono dirottati i contenuti non graditi alla coscienza.
Per istanza del SuperIo si intende la dimensione mentale sede del comando interiorizzato: i divieti, le leggi personali, l’autocontrollo, le regole;definibile anche un’eredita del complesso di Edipo (genitore interiorizzato).
Per istanza dell’Io si intende invece la dimensione sociale della persona, la facciata esterna una specie di ministero degli esteri che cura gli scambi e la convivenza con l’ambiente esterno.
Tornando allo sviluppo dell’istanza dell’Io va sottolineato che il fenomeno di espansione di questa fase comporta nella psiche un progressivo sforzo di adattamento. Nell’ambiente extrafamiliare il ragazzo non è più il centro delle cure e dell’affetto. Deve imparare a dividere le attenzioni degli adulti con i suoi compagni riconoscendo a questi gli stessi suoi diritti; deve spesso lottare per conquistarsi un posto nel gruppo amicale o scolastico; deve riconoscere ed adattarsi alle diverse richieste degli altri. Detto sforzo di adattamento è essenziale per il sano sviluppo di quella particolare istanza che si chiama: l’Ego.
Dr.ssa Elisabetta Vellone
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