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il corona virus e le sue vittime
La pandemia sta mietendo vittime su vittime. Nonostante il superlavoro dei nostri medici, paramedici e degli scienziati è ancora il virus ad avere la meglio nella lotta in atto.
Però è opportuno, sebbene doloroso,
evidenziare anche il gravoso problema delle vittime “da effetti collaterali”, quali la crisi dell’economia con inevitabile impoverimento capillare e la crisi psicologica individuale che si evolve in malessere sociale. Sotto la base di questo gigantesco ballo in maschera, o in “mascherine”, scorre una marea di dolore e di ostilità, di disagi, di scontento generale e sofferenze di ogni tipo che lievitando danno luogo sempre più frequentemente ad azioni drammatiche.
E’ difficile qualificare la sfaccettatura più preoccupante di detta situazione, ma sicuramente non è sbagliato considerare di primo piano quella dei giovani e dei giovanissimi.
La nostra gioventù e i nostri ragazzini, già lentamente privati della naturale base sicura quale la famiglia e solide figure genitoriali di riferimento, si trovano ora a confrontarsi con una severa esperienza da “terzo incomodo”. La scuola assimilata culturalmente come spazio di diritto e di dovere appartenente ai giovani quale luogo sociale in cui formarsi, istruirsi, socializzare e confrontarsi prima dell’età adulta è ora un bene svilito, incerto precario o centellinato. Scuole aperte; scuole chiuse; turni ridotti; lezioni a distanza. Niente feste, niente sport, niente gite . Vietato toccarsi o giocare insieme. Banchi singoli, banchi assenti. Edifici scolastici fatiscenti. Secchioni stracolmi di immondizia fuori dai cancelli. Insegnanti mancanti, presidi infuriati, genitori nevrotici, impoveriti e stressati anche da orari scolastici inconsueti dei propri figli.
Poiché tutti siamo stati bambini e ragazzi proviamo a calarci nella loro condizione e chiediamoci come è possibile studiare e assimilare appassionandosi alla conoscenza in detta situazione; come è possibile prendere l’impegno scolastico come una cosa seria e come è possibile credere negli adulti, avere fiducia! E come progettare un futuro con entusiasmo, o impegnarsi per raggiungere un obiettivo: è davvero facile sentirsi di troppo e anche presi in giro.
Pensando alla sfaccettatura presa in esame se ancora siamo capaci di credere nel buono e nel giusto; se ancora siamo capaci di promuovere lo sviluppo , la crescita del nostro paese non possiamo non comprendere che occorre puntare sui giovani curandoli con amore e saggezza come un giardiniere cura i suoi fiori.
Sarebbe doveroso per ogni Autorità sociale deputata a prendere decisioni per terzi farsi affiancare, nel loro delicato compito, da un esperto di psicologia e in particolare esperto di psicologia dell’età evolutiva.
I tuttologi creano solo caos.
Dott.ssa Elisabetta Vellone