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Cosa vuoi fare da grande? Il personaggio famoso
Così hanno risposto un gruppo di undicenni ai quali è stata posta la domanda retorica contenuta nel titolo. E, perché vuoi fare il personaggio famoso? Perché hai tanti soldi e tutti parlano di te; perché è meglio se tutti parlano di te? Perché vuol dire che sei importante. Le parole di questi ragazzini, ad un orecchio attento, dovrebbero far accapponare la pelle. Essi danno per scontato...
che la persona non è importante, che la vita non è importante, che nulla è importante se non l’“essere ricchi e famosi”. Basta sfogliare le pagine della cronaca per rendersi conto che l’epidemia del protagonismo ormai affonda le sue radici anche nella cosi detta età dell’innocenza. Delinquenza minorile, minigang, bambini stupratori, bambini buttati come carne da macello nel mondo dello spettacolo, bambini che fumano, bevono e si sentono strafighi, bambini che navigano nei luoghi sporchi della rete, bambini che chattano con “ il lupo” convinti di essere furbi e fortunati tutti alla ricerca della fama e spettacolarizzazione di se stessi. Se è vero, come è vero, che i giovani sono lo specchio della società adulta, da questa immagine riflessa, gli adulti avrebbero di che vergognarsi. Per poter “essere”, l’uomo ha bisogno del lavoro proprio come il lavoro ha bisogno dell’uomo; perché abbiamo smesso di educare e formare i nostri ragazzi? Perché abbiamo smesso di amarli, proteggerli ed occuparci del loro bene? Dall’ottica da cui ci poniamo il mondo del lavoro, quale luogo preposto alla sublimazione delle migliori energie umana, fulcro della storia e lo sviluppo dell’uomo nel suo ambiente, appare fortemente penalizzato, squalificato ed impoverito e la forza lavoro minaccia di diventare sempre più scadente se non assente. L’arte del lavorare se spogliata del suo prestigio e del valore intrinseco diventa rozza fatica disonorante da delegare a schiavi e bestie e, tendenzialmente, i nostri giovanissimi rifiutano impegno e fatica ritenendola “roba da sfigati”. Il senso della vita, nelle sue varie articolazioni: autorealizzazione, senso di potenza, senso di appartenenza, senso di indispensabilità ecc., passa attraverso le mani che nell’azione lavorativa rendono concreto ogni progetto teorico mentre appagano il bisogno di conferme e fiducia in se stessi, ma questo i nostri giovani non lo sanno, perché gli adulti non lo insegnano più e molti giovani si formano sui contenuti portati dal vento insieme alle ultime buste di plastica rimaste in circolazione.
Dr.ssa Elisabetta Vellone